Senior al Qaeda leader leaves Pakistan, directs Iraq operations from Syria
By Bill RoggioAugust 21, 2009 7:01 PM
A senior al Qaeda leader and ideologue who was based in Pakistan's tribal areas has taken control of al Qaeda in Iraq's organization in Syria and is operating from the capital, Damascus.
Sheikh Issa al Masri is thought to have entered Syria in June 2009 and has been consolidating control of the remnants of al Qaeda in Iraq to refocus the group's efforts to destabilize the Iraqi government.
Sheikh Issa was detained by Pakistani security forces in January 2009, according to the Asia Times. It is unclear if he escaped or was released from Pakistani custody, US military and intelligence officials told The Long War Journal.
After leaving Pakistani custody, Sheikh Issa traveled to Iran prior to entering Syria, according to a report in Corriere della Sera, an Italian newspaper. Al Qaeda has an extensive network inside Iran which receives support from the Islamic Revolutionary Guards Corps, according to the US Treasury Department, which has sanctioned several members of al Qaeda's organization in Iran.
Sheikh Issa is believed to be based in Damascus and is protected by the Mukhabarat, Syria's secret intelligence service. From Damascus, Sheikh Issa has been instrumental in reorganizing al Qaeda in Iraq's network and is thought to be behind some of the most deadly attacks in Iraq, including Wednesday's coordinated bombings in Baghdad that killed more than 90 Iraqis and wounded more than 1,200.
Sheikh Issa has been aided by Abu Khalaf, a senior al Qaeda operative who has been instrumental in reviving al Qaeda in Iraq's network in eastern Syria and directing terror operations in Iraq, a US intelligence official told The Long War Journal....
Read more: http://www.longwarjournal.org/archives/2009/08/senior_al_qaeda_lead_5.php#ixzz0P6M4INO3
The original piece by Guido Olimpio in Corriere della Sera:
La mano dello «sceicco» dietro la nuova offensiva che sfida la normalizzazione
C' è la mano di Issa Al Masri, detto lo «sceicco», dietro la nuova offensiva terroristica in Iraq. Un uomo abituato a organizzare, pianificare e guidare anche sotto il profilo ideologico i gruppi di fuoco qaedisti. Reduci di Albania Egiziano, finito in galera dopo l' omicidio del presidente Sadat, Issa - ma il suo vero nome è Marjan Mustafa Salem Al Juhari -, è amico e complice di Ayman Al Zawahiri con il quale ha militato nella Jihad. Condannato in contumacia nel processo ai «reduci di Albania», si è rifugiato in Pakistan alla corte di Bin Laden. Per diversi anni ha agito nell' area tribale e i servizi segreti sospettano che abbia partecipato ad un complotto contro Musharraf nel 2004, quindi al piano per assassinare l' ex premier Benazir Bhutto. Proprio dopo questo omicidio si era sparsa la voce che fosse stato ferito da un razzo sparato da un drone Usa. Rifugio sicuro Gli americani considerano lo «sceicco» uno dei responsabili militari di quello che resta della Al Qaeda originale. Per questo, in giugno, si è spostato in Siria. Fonti libanesi hanno rivelato al Corriere che Al Masri, proveniente dall' Iran, si sarebbe sistemato in un rifugio sicuro nella zona di Damasco. Protetto dal Mukhabarat, avrebbe esteso il suo controllo su un buon numero di militanti attivi in Iraq. E la sua mano si è fatta sentire con una serie di attentati spaventosi, avvenuti in momenti-chiave. I segnali I qaedisti hanno replicato con i kamikaze alle analisi ottimiste del governo iracheno che, pochi giorni fa, aveva sostenuto che «la sicurezza non era più un tema prioritario». Quindi hanno mandato un segnale di sangue al premier Nuri Al Maliki in visita in Siria. Una missione legata proprio all' ospitalità che Damasco concede a jihadisti e ad una robusta colonia di baathisti, ex seguaci di Saddam. Bagdad preme perché i siriani li mettano alla porta e lo stesso sta facendo con i sauditi, ma i due paesi nicchiano. È chiaro che Damasco e Riad - con l' aggiunta di Teheran per quanto riguarda gli estremisti sciiti - vogliono avere delle pedine da muovere sulla scacchiera irachena. La coincidenza Difficile dire se gli attentati hanno un legame con le cruciali elezioni in Afghanistan - anche lì gli attentatori suicidi sono al lavoro - ma la percezione è quella di un attacco su più fronti che restituisce l' iniziativa a qaedisti e talebani. A Bagdad come a Kabul. I terroristi «votano» con le bombe, colpiscono i simboli del potere, sfidano le misure di sicurezza, ribadiscono di essere in grado di contrastare la normalizzazione raggiungendo ancora la superprotetta «zona verde». Gli strumenti Il ricorso a camion, letteralmente imbottiti di esplosivo, testimonia poi la determinazione nell' inseguire l' obiettivo di distruzione e nel provocare un alto numero di vittime. Arieti letali alternati con i baby-kamikaze, altro prodotto della fabbrica della morte irachena. Ragazzini di 14-16 anni capaci di immolarsi con la cintura-bomba. Piccole avanguardie di un movimento che ha atteso il ritiro dei soldati Usa dai centri abitati e la rimozione di alcuni posti di blocco per infiltrarsi. I leader che guidano alcune delle fazioni qaediste avevano promesso lotta ad oltranza, irridendo anche Barack Obama e il governo iracheno: «Non pensate che sia finita». Hanno allora chiesto ai reclutatori di fornire nuovi kamikaze e hanno studiato raid terroristici simili a bombardamenti aerei. Così sono riusciti a centrare i ministeri nel cuore di Bagdad. Lo sceicco Issa e i suoi «fratelli» hanno compiuto la missione.
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